Gli italiani e la casa

Cultura e Società

SONDAGGIO

La casa degli italiani?
È sempre un focolare

Anche tra i giovani resiste l’idea dell’alloggio come nido in cui trovare rifugio dallo stress quotidiano

«Piccola, ma sufficiente per me, e non soggetta a nessuno; decorosa; e comprata con denaro mio». Doveva avere meno di 34 anni Ludovico Ariosto quando descrisse così la sua abitazione. Almeno secondo la ricerca su «La casa italiana» che Cosmit ha commissionato a Ispo. A distanza di oltre cinque secoli il 25% dei giovani (tra i 18 e i 34 anni di età) intervistati dall’istituto guidato da Renato Mannheimer, ha dato all’incirca la stessa risposta: la casa come rifugio, «una stanza tutta per me» in cui staccare la spina del quotidiano e prendersi una pausa. 

Ma per la maggior parte degli italiani (il 60%), «casa dolce casa»: che sia palazzo o monolocale, la propria abitazione è vissuta come il più classico dei focolari domestici, il luogo dove vive la famiglia. Non poteva essere diversamente visto che il nostro è tra i Paesi con la più alta percentuale (l’80%) di persone con un appartamento di proprietà. E che gli italiani, in tempo di crisi, falcidiano le spese per l’istruzione ma non rinunciano a curare l’arredamento (risparmiando il 16% anziché il 34% della media europea) secondo una ricerca appena completata dal McKinsey Global Institute. «Il focolare domestico? Sì, il 60% è tanto ma il dato è in diminuzione. Se la domanda fosse stata posta 10 anni fa la visione dell’abitazione come nido sarebbe ancora più popolare. Infatti cresce al 71% fra gli over sessantaquattrenni» spiega Mannheimer, che ha selezionato un campione «trasversale» di 800 italiani di tutte le età, le professioni, titolo di studio, dal Nord al Sud.
SPAZIO ACCOGLIENTE - «La vita è soprattutto altrove»: per il 12% degli intervistati (sale al 16% per chi ha 45-54 anni) le quattro mura sono semplicemente un luogo funzionale a cui tornare per assolvere delle necessità come il dormire, il cambio vestiti, raramente la cena. Al contrario il 9% vive l’abitazione come «open-house», uno spazio accogliente dove ricevere gli amici, regola che vale soprattutto per i residenti delle aree metropolitane (15%) e del Centro- Italia (14%). 


«L’indagine ha scattato la fotografia di un’Italia appassionata della casa — commenta Carlo Guglielmi, presidente di FontanaArte e di Cosmit —.



 Il 93% ha dichiarato di avere un ottimo rapporto con la propria abitazione e il 94% la trova rilassante, il 91% ama starci. Dati strategici se si pensa che 8 italiani su 10 ritengono si debba investire per avere un alloggio che rispecchi il più possibile la propria personalità.  «Un mercato potenziale enorme — spiega Mannheimer — anche se quella mostrata al momento è solo un’intenzione. Un mercato di giovani, inoltre: la percentuale sale al 37% fra gli intervistati fino a 34 anni di età». Ma scende all’8% per gli over 64 che non hanno nessuna voglia di riammodernare. E ritorna ancora l’idea tradizionale della casa- focolare se si pensa che lo spazio che più si desidera rinnovare è la cucina (31%), lo specchio della casa, il luogo dove la famiglia si riunisce.
L'ARREDAMENTO - 

Non ha una visione conservativa dell’arredamento Claudio Luti, presidente di Kartell: «Penso a una casa dinamica che cambia con facilità , mobili nuovi accanto a quelli vecchi. I nostri prodotti si rivolgono a un consumatore che compra quattro sedie non perché gli servono ma perché gli piacciono». Rispetto alla spesa per l’arredamento investono di più i residenti nelle aree metropolitane (53%), i più istruiti (laureati: 65%), chi concepisce l’abitazione come open-house (69%). Mentre cinque italiani su 10, soprattutto gli anziani (57%) e gli abitanti del Nord Est (61%) sono parsimoniosi nelle spese per la casa. Ma su una cosa sono quasi tutti d’accordo: se arredamento è deve essere Made in Italy.
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